Abbiamo smesso giusto qualche giorno fa di esultare per le tanto attese linee guida per il software libero nella pubblica amministrazione italiana, ricevendo il plauso anche dai Paesi esteri, e iniziamo a vedere che altri ci stanno seguendo.

Appena prima di Natale, infatti, anche il parlamento uruguaiano ha approvato una legge a favore dell’uso di software libero e di formati aperti all’interno della pubblica amministrazione che, nei principi di fondo, sembra proprio ricalcare il modello italiano della riforma operata nel 2012 con la modifica dell’articolo 68 del Codice Amministrazione Digitale.

In realtà il disegno di legge uruguaiano risale a qualche anno prima; d’altronde anche il caso italiano ha radici più antiche, fino ai tempi del Ministro Stanca e delle sue direttive e commissioni di studio. Quindi è difficile stabilire chi abbia compiuto davvero il primo passo. E forse non ci interessa nemmeno stabilire questo primato, atteso che comunque anche altri Paesi si sono mossi in quella direzione (per esempio la Francia).

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